“Lo scopo della meditazione non è controllare i pensieri, ma impedire che loro controllino te.”
La nostra mente può essere il nostro più grande alleato o il nostro più grande nemico.
A chi non è mai successo di sentirsi bene mentre sta facendo qualcosa che davvero gli piace per poi, d’improvviso, essere assalito dalle delusioni del passato e dalle paure per quello che potrà succedere in futuro?
Questa tendenza ci accomuna tutti, soprattuto in periodi di incertezza, dove preoccuparsi e rimuginare è più facile. I Buddisti chiamano questo tipo di comportamento “Monkey Mind”, paragonando la nostra mente ad una scimmia irrequieta che saltella da un ramo all’altro senza un perché.
Per contrastare questa tendenza scimmiesca la pratica della meditazione viene in nostro aiuto. Infatti, questa ci allena a rimanere concentrati sullo stato presente. L’obbiettivo è quello di godere a pieno tutte le esperienze di vita senza perderci in astrazioni e rimpianti.
Abbiamo intervistato Anna Stellari, psicologa e trainer Mindfulness per capire come muovere i primi passi verso questa pratica benefica.
Indice
Come definire la mindfulness a qualcuno che sente questa parola per la prima volta?
Partirei dicencendo che si tratta di una tecnica di meditazione particolare.
Ha origini Buddhiste ma può essere utilizzata tranquillamente senza nessuna accezione religiosa. In poche parole, quello che si fa durante la Mindfulness è cercare di focalizzarsi sul momento presente e tagliare via tutto il resto.
Un esempio?
Immaginate di scattare una fotografia ad un paesaggio: in quel momento è come se fermaste virtualmente il tempo. Guardandola potete notare dettagli: il movimento dell’erba scossa dal vento, il riflesso particolare del tramonto sulle case, una rondine sui comignoli che si pulisce il becco. Sono dettagli specifici di quel momento e quello soltanto. Se non aveste fermato quel momento non li avreste notati.
Allo stesso modo, durante la Mindfulness cerchiamo di concentrarci sulle sensazioni del nostro corpo, riportando la mente al momento presente quando tendiamo a fuggire mentalmente verso il futuro o il passato.
Facendo così, come in fotografia, riusciamo a notare dettagli del nostro essere, come le nostre emozioni e l’ambiente circostante che avremmo altrimenti ignorato.
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Quali benefici si possono ottenere da questa pratica?
Clinicamente, e scientificamente, è stato dimostrato che meditare costantemente aiuta a ridurre la produzione di cortisolo, l’ormone che induce lo stress. Altri vantaggi sono un miglioramento generale della qualità del sonno, della pressione e della salute mentale.
Inoltre, l’abitudine della meditazione si trasmette al quotidiano, aiutando a vivere appieno i momenti importanti anziché viaggiare con la mente verso altri pensieri.
Ad esempio, a me capitava spesso che giocando a casa con i miei nipoti mi venisse da pensare agli amici di Milano. Una volta arrivata a Milano, però, mentre facevo aperitivo con gli stessi amici venivo assalita da un senso di malinconia verso i nipoti. La Mindfulness mi ha aiutata a ridurre questi momenti.
Quali sono le regole per una buona meditazione?
Il concetto di presenza fisica e mentale precedentemente espresso: bisogna cercare di riportare la mente e le emozioni al presente.
Vedrete che è molto difficile rimanere in questo stato anche solo per un minuto. Quindi, non vi spaventate: anche per chi pratica da anni la meditazione è così.
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Miti da sfatare che riguardano la mindfulness?
L’immagine della persona che medita seduta a terra con le gambe incrociate.
Molti mi chiedono se io viva immersa nell’incenso, nelle candele ed avvolta da una tunica. Niente di più sbagliato. Mi concedo una candela alla cannella ogni tanto ma si può benissimo meditare anche in giacca e cravatta.
In secondo luogo è l’idea che si debba raggiungere la famosa “illuminazione” e la pace interiore.
Anche questo è sbagliato. Anzi, mi capita di avere delle sessioni dove finisco arrabbiata od irritata. La mindfulness, infatti, non insegna a rilassarsi ma ad essere consapevoli di qualsiasi sensazione che stiamo vivendo. Quindi, è chiaro che se iniziamo a meditare con il piede sbagliato, finiremo di pessimo umore.
La differenza tra il prima ed il dopo è la differente consapevolezza delle sensazioni che avremo acquisito.
Infine, anche l’idea che ci siano persone più portate di altre è un falso mito. Chiunque, infatti, con un po’ di pratica può trarre i benefici dalla Mindfulness.
L’opinione che abbiamo di noi stessi o degli altri spesso ci limita, ostacolando la nostra curiosità e l’esplorazione del nuovo, l'apertura mentale.
Dobbiamo cercare di vedere le cose come se accadessero per la prima volta.
Un po’ come un’attrice di teatro. Gli spettacoli sono molti ed il copione sempre lo stesso. La bravura dell’attrice sta nell’interpretare il proprio personaggio ogni volta con occhi nuovi e curiosità.

Qualche consiglio per chi vuole cominciare?
Il più grande consiglio che posso dare è quello di iniziare il prima possibile. Non documentatevi ne leggete a riguardo. So che sembra un controsenso ma nella Minfulness la pratica è tutto.
Cercate un istruttore nella vostra zona per farvi guidare, almeno all’inizio, e un amico o amica con il quale continuare o provare insieme. Avere un sostegno in più faciliterà l’apprendimento e la voglia di continuare. L’obbiettivo è una sessione da 25 minuti, ma all’inizio potete benissimo partire anche con 5 minuti al giorno.
Come facciamo a far sì di continuare a crearci un abitudine?
Il grande limite di tutti noi è il perfezionismo: non ci sentiremo soddisfatti fino a che non avremo raggiunto i nostri obbiettivi al 100%.
Questo è il motivo per cui se abbiamo 20 minuti liberi di solito non ci alleniamo perché “mi devo allenare almeno un’ora, sennò è inutile”. E quasi sicuramente dopo un mese di alti e bassi ci mangiamo le mani perché l’abbonamento non è rimborsabile.
Il miglior consiglio dunque è provare a fare un po’ tutti i giorni, anche se 60 secondi. Meglio un minuto ogni giorno che due ore la domenica.
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